venerdì 29 maggio 2009

Anche a Milano tramonta il sole

Insalata con trota al vapore e asparagi

Stagione di insalate e insalatone in tutte le salse. E allora, avendo nel freezer alcune trote da consumare, ho provato una soluzione diversa dal 'solito' tonno. Ne è nata questa delicata insalatona, arricchita anche dalla presenza degli asparagi.





Ecco la ricetta:

Tagliare le punte agli asparagi e sbollentarle un paio di minuti in acqua bollente. Cuocere i gambi. Cucinare la trota al vapore, aggiungendo nell'acqua qualche foglia di alloro, un po' di rosmarino e della salvia. Preparare un paio di uova sode. Pulire e spezzettare la trota.


A questo punto preparare l'insalata con gambi e punte degli asparagi, bocconcini di trota, uova sode a fettine, misticanza, valeriana, cipollotto, germogli di soia, qualche pomodoro, piselli e due foglie di basilico.

Per il condimento ho optato per una salsina 'alla greca' con yogurth bianco, un goccio d'olio, sale e pepe, erba cipollina a pezzetti, senape e qualche goccia di salsa worcester.

Pane all'olio profumato

Dei tanti amori in cucina, il pane è forse quello più grande.
E il primo.
Erano ancora i tempi della pasta al burro e del sugo alla trucida, come piatti forti, quando mi capitò di leggere alcune cose sulla preparazione del pane. Tra le ricette e i libri sulla panificazione, in quel periodo, mi capitò anche un romanzo: 'Solo pane', di Judi Hendricks.



Uno di quei libri che si leggono d'un fiato - ricordo che ne lessi gran parte in coda, alla mattina, mentre andavo al lavoro - senza particolari difficoltà. La storia è molto semplice: un amore finito, un momento di crisi e la necessità di ricostruirsi. E qui entra in gioco - o in forno - il pane, o meglio il 'fare il pane'. Impastare, far lievitare, sentire il profumo del pane che si sparge per casa mentre cuoce, assaggiare il primo boccone di pane caldo, sono le cose di cui chi inizia a fare il pane non riesce più a fare a meno. E sono descritte, magnificamente, in questo libro nel quale appare chiaro come oltre che un piacere per il palato, preparare il pane sia anche una 'terapia per l'anima'.

Da qualche anno mi sono dotata di una macchina per il pane, da usare quando impastare a mano non è possibile. Come impastatrice è senz'altro ottima; come cottura del pane, invece, lascia molto a desiderare per il mio gusto. Il pane non è solo un insieme di farine, ma è anche una forma, che a mio avviso ne cambia completamente il sapore e la consistenza. La cottura in forno, con dentro un contenitore pieno d'acqua che mantenga sempre un buon livello di umidità, è determinante.

Tanti gli esperimenti che si possono fare con il pane, sia per quanto riguarda la mescola di farine che per quanto riguarda spezie, semi e sapori che si possono aggiungere. Quando, e in questa stagione capita spesso, faccio le verdure alla griglia uso poi l'olio profumato, con aglio, prezzemolo e peperoncino, per lapreparazione del pane.


Ecco la ricetta per una pagnotta di circa 800 grammi:

100 gr. farina integrale
150 gr. farina 0
250 gr semola di grano duro
300 ml acqua tiepida
olio profumato (3 cucchiai circa)
mezzo panetto o una bustina di lievito
1 cucchiaio di germe di grano (facoltativo)
2 cucchiaini di zucchero
2 cucchiaini di sale


Sciogliere il lievito, con lo zucchero, in poca acqua tiepida e lasciar riposare una decina di minuti. Fare una conca al centro della farina e versarci il lievito sciolto. Impastare una decina di minuti aggiungendo man mano acqua, olio e tutti gli ingredienti fino ad ottenere una palla liscia ed elastica (la compattezza dell'impasto cambia ovviamente anche l'alveolatura e la compattezza del pane). Lasciar lievitare, coperto da un canovaccio umido, per circa un'ora e mezza o fino a quando l'impasto sia raddoppiato di volume. Cuocere, a forno caldissimo, per circa mezz'ora.

martedì 26 maggio 2009

Pasta rosa al tonno


Uno dei piaceri di questa infausta stagione, per me, è senz'altro la pasta fredda. Questa ricetta, di assoluta semplicità, è molto sfiziosa e ottima anche come cibo 'a portar via'. Per renderla meno calorica, si può semplicemente utilizzare dello yogurth in luogo della maionese.

Ecco la ricetta:

Cuocere la pasta al dente e raffreddarla.

Se è possibile cerco di raffreddare la pasta tenendola semplicemente a temperatura ambiente e non nel contenitore di cottura, dopo averla condita con un filo d'olio, coperta con un coperchio o della pellicola e girata ogni tanto per evitar che s'incolli. Mi pare che qualunque altro metodo crei qualche problema: pasta collosa, olio indigeribile e così via.

Preparare della maionese con un uovo a cui aggiungere, successivamente, della salsa rossa (o ketchup), una punta di concentrato di pomodoro, qualche goccia di tabasco, un po' di salsa worcester e una punta di senape.

Condire la pasta con una scatoletta di tonno, dei pomodori a tocchetti, delle cipolline (secondo me in abbondanza), dei cetriolini a fettine e la salsa precedentemente preparata.

O capitano, mio capitano....



Senza alcun commento per i vermi rinnegati che hanno esposto striscioni indecorosi ed utilizzato anche una figura come Baresi per le loro sporche faccende.

No, niente commenti.

Non ne meritano.

lunedì 25 maggio 2009

Joie de vivre


Non esiste stagione peggiore di questa, per me.

Il caldo torrido e umido, per svariate ragioni, congela la mia esistenza rallentando fin quasi alla sosta ritmi, idee e azioni. 'Anche a me, anche a me' è il coro che sento sempre in questi casi, intonato da persone che il giorno prima erano al mare, quello dopo a passeggiar per campi, nell'orto, in piscina, al parco coi figli, in montagna nel fine settimana e così via...

La mia vita si ferma, letteralmente, in attesa di un refolo che renda nuovamente possibile far(n)e qualcosa. Libri, quando la testa riesce a restarci il necessario, e film sono la mia attività.

'Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte.' diceva Truffaut. E allora, a dirla tutta, sono felice. Allettata e felice.

I film che ho visto questo week end erano tutti piuttosto dimenticabili, tranne ovviamente la parte dedicata al revival. E James Dean l'ha fatta da padrone anche questa volta. Ho da guardare due trasposizioni di libri di Simenon, 'Betty' e 'Luci nella notte' e 'Frost/Nixon: la sfida' che spero non mi deluda perché ho aspettative piuttosto alte.

Molte le puntate di West Wing, al solito, secondo me uno dei migliori telefilm di sempre. Che poi, a dire telefilm, pare si stia parlando di una qualche 'fesseria', che tali sono la maggior parte dei telefilm che vedo in onda, almeno sulle televisioni in chiaro. West Wing è secondo me molto più di un telefilm, uno spaccato piuttosto fedele ed illuminante sulla politica americana, anche nei suoi più complessi - al nostro occhio - meccanismi. Ritmo incalzante, dialoghi meravigliosi e serrati, umorismo upper class e un certo snobismo di fondo. Non so cosa farò una volta finite di guardare tutte e sei le serie.

Probabilmente ricomincerò a guardarle di nuovo in piena crisi di astinenza.

martedì 19 maggio 2009

Pizza asparagi, pomodorini e stracchino

Amo la pizza senza condizioni. Pizze e focacce, a dirla tutta. Qualche anno fa, mangiai il piatto forte di una nota pizzeria milanese: una pizza farcita all'inverosimile di frutta e cosparsa di zucchero a velo. Pensai che era magnifica, ma non se se fosse quella pizza davvero o il fatto che, appunto, amo la pizza incondizionatamente. Le pizze, come la pasta e i ravioli, sono il territorio dell'avanzo. Avanzi e (minima) fantasia sono, per me, i migliori ingredienti.

E anche in questo caso gli abbinamenti sono frutto di avanzi: gli ultimi pomodori del sacchetto e un po' di asparagi al vapore.



  • Primo passo: la pasta per pizza
E' facile vedere, girando tra blog, come ogni cuoco e cuoca abbia la sua propria ricetta della pasta per la pizza, frutto di esperienza, gusto e, probabilmente, segreti 'tramandati'. Questa è la mia:

250 gr farina O ( o una mescola tra farina O e farina di grano duro)
150 ml di latte (o metà latte metà acqua)
mezzo cubetto, o bustina, di lievito
1 cucchiaino colmo di sale
4 cucchiai di olio
1 cucchiaio raso di germe di grano
un pizzico di curcuma (facoltativo)

Sciogliere il lievito in pochissima acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero. Impastare gli ingredienti, avendo cura prima di scaldare leggermente il latte. Quando la palla è bella liscia e morbida, porre a lievitare in una ciotola, io lo lascio direttamente nella macchina del pane, coperta con uno strofinaccio umido, per circa un'ora e mezza, o fin quando non appare ben lievitata.

Stendere l'impasto in una teglia unta e coperta di carta forno. Lasciare dieci minuti con sopra lo stesso strofinaccio umido e poi farcire con pomodoro (o salamoia nel caso di pizza bianca). Lasciare lievitare ancora una mezz'oretta, farcire con tutti gli ingredienti escluso il formaggio e infornare.



Il colore giallo dell'impasto è dovuto alla curcuma, che spesso uso per rendere colorato e più allegro il piatto.

  • La ricetta:
Tagliare a pezzi i pomodorini e gli asparagi, lasciandone 4 o 5 interi per decorazione. Sfilacciare in precedenza la mozzarella così che perda un po' del latte e non ammorbidisca troppo la pizza.

Farcire la pizza con pomodorini, asparagi e una foglia di basilico e infornare per una decina di minuti; aggiungere poi qualche cucchiaio di stracchino, la mozzarella e finire con una spolverata di parmigiano. Cuocere ancora una decina di minuti e servire.

Minestrone in salsa festiva



Il fine settimana inizia il venerdì sera. Non so se sia davvero così, ma è così che pare a me. Questo angolino delle nostre vite è diventato con gli anni luogo dell'intimità, della lentezza, di piccoli quanto paradossalmente enormi piaceri. Il lento scorrere è interrotto solo dalla spesa, che nel clima d'insieme entra come un caterpillar in un sala da tè, con effetti spesso tragicomici. Ma quando si avvicina l'estate anche questa incombenza, resa certo più fastidiosa dal caldo, assume un carattere più intimo; la città si svuota, e azzeccando l'orario ci si trova in pochi anche lì.

Tornando al venerdì, primo assaggio di pace, decido per la cena un assemblaggio di avanzi su pizza, innaffiato da una Bavaria freddissima. Ne viene fuori una gustosa pizza asparagi, stracchino e pomodorini che merita un post a parte.



Poi qualche puntata di Csi con addio di Grissom, che mi intristisce non poco, nonostante senz'altro coinciderà con una minor presenza di orridi insetti che gironzolano fuori dentro e intorno ai già mostruosi cadaveri sparsi qua e là nella serie. Viene fuori la teoria delle stringhe, 'sinfonia universale', che mi riprometto di approfondire perché dotata di indiscutibile fascino.

Fatta la spesa ci si consola con una fresca caprese. E qui qualche parola la meritano i 'mitici' pomodorini della mia fruttivendola, talmente gustosi da non richiedere nemmeno condimenti per essere apprezzati, sodi e profumati come mai ne avevo visto fuori dagli orti di qualche amico...insomma, un amore a prima vista, tanto forte da meritare l'insegna di questo 'ristorante'.

La cena del sabato è spesso a base di piadina: una coccola semplice, in questo caso piuttosto ipercalorica!, che non stanca mai. Ripiena di stracchino, taleggio, salamino e qualche melanzana grigliata, e accompagnata da un bicchiere di bianco delle Dolomiti davanti a una partita di calcio. Si decide poi per una (re)visione di Gioventù Bruciata. Mi colpiscono più del solito certe citazioni colte dei 'bruciati'...e penso alla mia (che fu) e alle altre di gioventù bruciate, e ai modi migliori in cui si potrebbe bruciare, decidendo di farlo.



Domenica un pranzo con amici. Mi piace molto avere persone a mangiare, purché siano poche, ci siano cose piacevoli su cui ridere e cose interessanti da raccontarsi. Certo non sempre può essere così, ma ciò che non reggo più sono le adunate oceaniche, il chiasso, i discorsi percepiti solo in parte tra il rumore, i pasta party che altrimenti come te la cavi con così tanta gente e le montagne di piatti sconsolati che restano a fissarti dopo che l'ultimo ospite se n'è andato.


Quello di domenica, invece, era proprio uno di quei pranzi piacevoli. Ho scoperto cose interessanti di Tallin, che conoscevo solo come puntino geografico in mezzo alla cartina, da cui ho ricevuto anche uno splendido regalo: un piccolo quaderno, con copertina in pelle decorata e fogli di carta piuttosto spessa fatta a mano. Non ha ancora una destinazione, ma per intanto me lo rimiro contenta.



L'afa che accompagna (ahimè) il risveglio domenicale mi spinge ad abbandonare l'agognato risotto agli asparagi, la cui ricetta meditavo di rubare alla mia eclettica dirimpettaia Giovanna. Opto così per una pasta ai friggitelli, regalo di stagione della mia fruttivendola.


Ecco la ricetta:

Togliere il picciolo ai friggitelli, i semi si lasciano, e farli a tocchetti. In una padella antiaderente scaldare un po' d'olio con uno spicchio d'aglio, appena è ben caldo mettere a cuocere i friggitelli finché non saranno dorati da ambo i lati e un po' ammorbiditi. Aggiungere sale, pepe e un paio di foglie di basilico spezzettato a mano.


Toglierli dalla padella e, con un nuovo filo d'olio e spicchio d'aglio, mettere a cuocere il pomodoro; nel frattempo mettere sul fuoco l'acqua per la pasta.

Cuocere un paio di minuti il pomodoro da solo, poi aggiungere i friggitelli e terminare la cottura insieme. Pronta la pasta aggiungere un bel mestolo di acqua di cottura al sugo, un altro po' di basilico spezzettato, passare la pasta in padella e servire.



Con grande sprezzo del pericolo non recedo, invece, dal proposito di preparare una buona focaccia come antipasto, da accompagnare con un po' di salame e delle verdure grigliate. Scelgo, sempre da 'la cuoca eclettica' una meravigliosa focaccia alla pugliese, che riscuote un enorme successo.


Il tutto accompagnato da una Malvasia secca 'Primo colle'. Per finire un semplice budino al cioccolato che, se non avesse vinto la pigrizia, avrei accompagnato con delle pere al caramello.


La cena della domenica difficilmente è tale; dopo le abbuffate un tè o uno yogurth ne sono il piatto forte (e unico). Decidiamo per un buddy-buddy movie, 'Strafumati', che è esattamente come ci aspettiamo: divertente e piacevole, pur con qualche manchevolezza nella parte finale di inseguimenti e sparatorie. Perfetto per una serata estiva.

Con l'estate arrivano anche i fuochi d'artificio che io, con un pensiero che rasenta la 'psicomagia', guardo sempre come se fosse nonna a salutarmi così. Avevamo una passione folle per i fuochi d'artificio...e molti dei ricordi che ho sono di noi che guardiamo i fuochi sul lago le notti d'estate, con la mia piccola manina perennemente nella sua.



Scivola così, tra un botto e l'altro, anche questa lenta domenica....


sabato 16 maggio 2009

Pappardelle al ragù di maiale (e variante alle mele)


Una ricetta estremamente semplice, nata in una di quelle sonnacchiose domeniche con poca voglia di cucinare, che il tempo uggioso di questi giorni mi ha fatto ricordare. La pasta è una di quelle cose che, a casa mia, è totale territorio della fantasia, in cucina. Difficilmente infatti, a meno che non si tratti di piatti 'standard' come una carbonara, seguo qualche ricetta. Anche se, in un paese così 'pastaiolo' come il nostro, è difficile che un piatto di pasta si inventi davvero.

Ecco la ricetta:


Far soffriggere in padella, con un onesto quantitativo di olio, uno spicchio d'aglio, un po' di cipolla e della pancetta tagliata fine. Rosolarvi la carne di maiale, trita a cubetti o straccetti, secondo gusto e disponibilità della dispensa. Sfumare con del vino rosso senz'alcol, ottenuto facendo andare il vino da solo qualche minuto in un pentolino, così che nella preparazione si senta il gusto del vino e non il retrogusto alcolico.

Unire della salsa di pomodoro, zucchero, sale e pepe. Verso fine cottura aggiungere un paio di foglie di salvia e un cucchiaino di aceto balsamico.

Lessata la pasta, farla saltare un minuto insieme al sugo, unendo un cucchiaio di acqua di cottura, perchè si amalgamino perfettamente.

Spolverare di grana e servire.

Una variante è quella di fare un ragù bianco, con lo stesso procedimento, aggiungendo insieme al soffritto iniziale anche un po' di mela grattuggiata o tritata finemente.


La carne di maiale: quando è iniziata l'emergenza della febbre suina - a proposito: che fine ha fatto l'influenza suina o A che dir si voglia? Dopo giorni di titoloni sui giornali, allarmi lanciati e smorzati, dichiarazioni apocalittiche del tipo 'il punto non è se ci saranno morti in Europa ma quanti saranno questi morti', foto terribili di decine di persone per le strade con mascherine a coprire la bocca, l'influenza A sembra sparita, dissolta sotto il sole messicano... - mai avrei pensato che, come nel caso dell'influenza aviaria, la vicenda potesse avere un riflesso sui prezzi al dettaglio della carne, vista anche la modalità di trasmissione che prescinde ormai totalmente dall'animale. E invece, con mia grande sorpresa, i prezzi della carne di maiale, almeno nel supermercato che frequento io, sono totalmente crollati e lo erano ancora fino a sabato scorso.

Aggiornamento post-spesa: i prezzi del maiale, insieme ai titoli dei giornali, sono tornati alla normalità.



venerdì 15 maggio 2009

Piccoli Golden crescono

Polpettoncini di tonno e patate



Le patate sono per me, come per molti, uno dei cosidetti cibi 'coccola'. Davanti a qualsiasi piatto con patate o a base di patate, ogni attenzione dietetica o salutista fugge a gambe levate: non potrebbe vincere, e lo sa. Questa semplice e deliziosa preparazione è una rielaborazione di una ricetta ascoltata anni fa alla televisione svizzera.

Eccola:


500 gr di tonno
2 uova
3 patate lesse
prezzemolo q.b.
pepe
pan grattato q.b.
sale
olio

In realtà ne uso la metà di tonno, tenendo le stesse dosi per il resto, altrimenti in due si mangiano crocchette una settimana.

Far bollire le patate sbucciate e passarle nello schiacciapatate. Aggiugere il tonno, le uova, il prezzemolo, un po' di pangrattato, pepe, sale e olio. Mescolare bene l'impasto e lasciarlo riposare in frigorifero 15 minuti.

Fare delle crocchettine allungate, passarle nel pangrattato e rosolarle pochi minuti in abbondante olio di semi.

In genere, li faccio di due tipi: uno così e uno con ripieno di ricotta agli odori *, che metto come cuore del polpettoncino mentre lo confeziono.


* prendere una ricotta morbida, olio di oliva, sale e pepe, prezzemolo, basilico e altro secondo i propri gusti e frullare con il minipimer. lasciar riposare mezz'oretta in frigo e servire con un ciuffo di basilico come decorazione.

Alice's Restaurant

Il burro chiarificato

L'amore per la cucina, forte e lunatico come lo sono tutti i miei, è in realtà un acquisto degli anni più recenti. Durante la giovinezza il solo pensiero di passar pomeriggi tra impasti e fornelli mi causava reazioni tra il divertito e lo sconvolto, con espressioni molto simili a quelle di un gatto uscito da una pozza d'acqua dove è caduto per sbaglio.

Non so se vi è mai capitato di vedere questa scena. Qualche anno e qualche casa fa, la mia gatta aveva maturato una insana passione per la vasca da bagno e per tutto ciò che vi ruotava (e nuotava) dentro e intorno. Non appena iniziavo a riempirla, eccola fiondarsi sul bordo con un balzo, pronta a giocare con le bolle di sapone, con il filo d'acqua che usciva dal rubinetto e con i cerchi concentrici che increspavano la superficie quando la sua zampetta toccava il pelo dell'acqua. Durante una delle sue tante perlustrazioni sul bordo dell'amata vasca, però, non si accorse che era stata riempita con un po' d'acqua - fortunatamente tiepida - per qualche lavoro domestico. Tra un gioco e l'altro, l'avventuriera perse malauguratamente l'equilibrio, finendo così dritta dentro l'acqua. Immediatamente schizzò fuori come un missile e iniziò a correre per tutta casa scrollandosi infastidita. L'espressione corrucciata era d'una tenerezza infinita, acuita dal fatto che bagnata sembrasse un esserino davvero minuscolo.

Tornando alla cucina, amore recente come detto, una della cose che più mi diverte cercare e scoprire sono i cosidetti 'trucchetti', piccoli accorgimenti che tutti vorremmo carpire a cuochi e chef nella speranza che bastino a rendere speciale ogni nostro piatti. E in alcuni casi certamente è vero. Uno di questi, per me, è senz'altro la preparazione del burro chiarificato. Veloce, a lunga durata e di grandissima resa. Presente in moltissime cucine straniere - penso ad esempio a quella indiana o a quella araba da cui proviene, con il nome di ghee - il burro chiarificato è essenziale nella preparazione di alcune ricette, tra cui la classica 'cotoletta alla milanese', e fritture. Ha anche una funziona decorativa, poiché se aggiunto a fine cottura 'lucida' il piatto.

Una volta chiarificato si può conservare in barattolo, nel frigo, per circa sei mesi. Se ne usa meno della metà, rispetto al burro 'normale', e appena messo in padella assume l'aspetto - e il 'comportamento' - dell'olio di semi.


Procedimento:


mettere un chilo di burro in un contenitore e porlo a leggero bagnomaria per circa un'ora, senza mai mescolare. Con la schiumarola eliminare man mano la schiumetta che si forma sulla superficie. Dopo un'ora filtrare il tutto, facendo attenzione a lasciare la caseina sul fondo del contenitore che abbiamo usato. Dopo averla lasciato raffreddare, conservare in frigo.


Questo 'trucchetto', come molti altri che uso, è merito di un libro diventato nel tempo, per me, una sorta di bibbia del buon cucinare: 'Cuochi si diventa' di Allan Bay, pubblicato da Feltrinelli.

Pomodori verdi fritti

'Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop' è prima di tutto un libro, divenuto poi anche pellicola con un discreto successo e con magnifiche interpreti. Il libro è, come spesso accade, molto più ricco del film che ne è derivato; gli intrecci più complessi, le storie più articolate, gli amori più rivoluzionari. E' quel genere di libro che mi coinvolge sempre, a cavallo tra la Storia e le piccole storie, un libro sulla fatica che è vivere e sul difficile rapporto con la morte.



Ovviamente non poteva che incuriosirmi questo piatto, mai visto sulle nostre tavole e dall'aspetto così invitante. Trovata la ricetta proprio sul libro, mi sono quindi subito cimentata nella realizzazione, piuttosto facile, di una gustosa merenda domenicale a base di pomodori verdi fritti.

Ecco la ricetta:


4 persone:

5/6 pomodori verdi
120 gr di farina
1 cucchiaio di zucchero
sale e pepe
100 gr di burro (o 50 gr di burro chiarificato)


Mettete la farina in un piatto e mescolatela con sale, zucchero e pepe. Lavate i pomodori e tagliateli a fette di un buon spessore. Posate le fette di pomodoro nella farina, premete bene e fate assorbire in modo che si formi un rivestimento ben spesso. Sciolto il burro in padella, friggete le fette di pomodoro poche alla volta, fino alla completa doratura. Servire ben calde.


Per fare la ricetta in genere uso grossi pomodori verdi, tipo cuore di bue, che sono buoni e mantengono anche una certa compattezza che è essenziale.


Una interessante variante è quella di usare la farina gialla del tipo 'fioretto', la più fine. Io ho provato una miscela tra fioretto e OO con risultati ottimi. O ancora di farne delle cotolette passando le fette prima nell'uovo e poi nel pangrattato, magari aromatizzato con aglio prezzemolo e formaggio grattuggiato (grana, pecorino, parmigiano....).

Per ottenere una buona frittura ho usato del burro chiarificato, e una padella antiaderente per ridurne il più possibile la quantità. Non li ho mai serviti con nessuna salsina, ma certo un chutney o della panna acida potrebbero essere un buon abbinamento.

giovedì 14 maggio 2009

Crunch...crunch..

Da mici

La cinica lotteria dei calci di rigore


Mi piacciono i calci di rigore.
E' quasi una faccenda a sè, separata da tutto quel che è stato nella partita che li precede.
Uno psicodramma in grande stile, con il pathos del pubblico pagante, le scaramanzie prima di entrare in scena, il testosterone che scorre a fiumi, le telecamere che indugiano su sguardi, gesti, espressioni corrucciate.
La camminata del giocatore chiamato al gol si analizza, si commenta, si tenta il pronostico mentre lui, uno dei due protagonisti, ciondola sino al dischetto, o ci si lancia come un animale sulla preda, terrorizzato o fiero, con quella palla che - ogni 'buon' commentatore lo sa - pesa come un macigno.
Dall'altra parte il portiere, canguro saltellante o gatto pronto allo scatto. Qualcuno tenta improbabili balletti per distrarre l'avversario, altri incitano la curva, altri ancora si avvicinano mesti alla porta come i condannati al patibolo.
Mi piacciono i calci di rigore.
Indipendentemente dalle squadre in campo e dall'importanza del trofeo in palio.
Dovrebbero farne un gioco, solo calci di rigore.
Mi ritrovo a fumare nervosa una sigaretta mentre osservo attentissima tutte le fasi.
Mi batte il cuore.
Via il primo rigore. Errore.
E già inizia lo psicodramma.
Mi accomodo meglio sul divano, per quanto la tensione me lo conceda.
Si va per le lunghe; i rigori sono tanti, per fortuna.
Esulto e mi incazzo. E dentro di me rido perché in realtà sto guardando due squadre che non sopporto - anche se una decisamente ancor meno dell'altra - di una partita seguita con poco interesse a spizzichi e bocconi.
E alla fine, come nei migliori drammi ed in perfetta sintonia con la tradizione dei calci di rigore, sbaglia uno di quelli che si è dannato l'anima per tutti i 120 minuti.
I perdenti si buttano sul campo stravolti e delusi, i vincitori piangono, urlano, corrono e si abbracciano tra cori del pubblico e coriandoli colorati. C'erano i coriandoli? non lo ricordo, in realtà, ma i coriandoli ci DEVONO essere. Fanno parte del rito, catarsi collettiva , e poi vengono bene in tv.
Spengo e sento già la mancanza.
Mi piacciono i calci di rigore

mercoledì 13 maggio 2009

Un cous cous poco ortodosso.

Ci sono in realtà un milione di modi per accompagnare un buon cous cous. In genere è il più 'classico' quello che prediligo: verdure stufate, carne stufata e ceci.


Ma, alla bisogna, quando il frigo è pieno di avanzi di varia natura, mi piace accompagnare questo cereale con qualunque cosa.

E quindi ecco questa ricetta: cous cous con carne piselli e pomodoro.

Mettere la carne a pezzetti a marinare con poco vino bianco, peperoncino, rosmarino e un po' di coriandolo.

Ma...

Nella realtà, gli ingredienti a disposizione erano:

2 hamburger
1 barattoli di buonissimi pelati
1 confezione di piselli in scatola
un po' di birra (che il resto ce lo siamo allegramente bevuti)

Quindi, facendo un passo indietro, questa ricetta potrebbe cominciare così:

fare a pezzetti due hamburger e metterli a marinare con birra, coriandolo e peperoncino per un'oretta.
Nel frattempo tagliare a dadini i pelati, eliminando semi e acqua di vegetazione, e soffriggerli in una padella con un goccio d'olio e uno spicchio d'aglio. Portare a cottura aggiungendo solo sale, un pizzico di zucchero, peperoncino, i piselli e del basilico spezzettato a mano, a fornello spento.
Cuocere la carne a parte, con un filo d'olio, aggungendo sale q.b.

Preparare il cous cous, sgranandolo con un cucchiaio d'olio e aggiungendo 100 ml di acqua bollente salata a persona. Servire tutto insieme, coprendo il cous cous con la salsa di pomodoro.


Un foglio bianco (anzi nero)

Ci sono persone che fanno mille progetti, e di questi nemmeno uno o quasi vede poi la luce oltre agli arzigogoli mentali più o meno autistici.

Ci sono persone che hanno mille cose da scrivere e dire, o pensano di averle, e sono poi vinte dalla più totale pigrizia davanti ad una pagina bianca (o giù di lì), sia essa un pezzetto di carta, il retro di uno scontrino, un biglietto di auguri, un bellissimo quaderno comprato per l'occasione, un foglio di word, una mail o un blog.

Ci sono persone che amano così tanto quei pensieri, le proprie idee, le parole che usano (o non usano) per rappresentarli, da risultare (e magari essere) spocchiose, da far pensare ad un costante e fastidioso senso di malcelata superiorità.

Ci sono persone tanto lunatiche da costruire una città sfavillante e piena di meraviglia il giorno prima, per poi raderla al suolo in un istante il giorno dopo.

Ci sono persone che oscillano costantemente tra l'amore per (poche) persone e l'indifferenza o il fastidio per qualunque essere su due 'zampe' incroci il loro cammino.

Ci sono persone stronze fino all'osso.

Io appartengo a queste persone.


Cosa fare di questo blog è la domanda che - a rileggermi - mi viene spontanea, come direbbe il poeta.

Vorrei scriverci di cucina, di pensieri (tralasciando opere - che appunto non ci sono - e omissioni, che abbondano ma tali sono), di libri e di musica, di fotografia, di luci e colori, di cazzate e malmosti...vorrei, e forse sarà.