lunedì 1 giugno 2009

Effetto notte

Non sono capace di accettare le cose che finiscono.
E' il mio più grosso limite, quasi una fobia.
Quando un film bello finisce, insieme al piacere per ciò che ho visto, provo una incredibile sensazione di vuoto. E così è anche per i libri, per i pochi telefilm che amo e tutti i loro personaggi e così via.
Film e libri che ho amato li rileggo e rivedo tante di quelle volte da essere quasi maniacale.
E' così per i rapporti umani, e questo li complica sin dalla lora nascita. Ma qui si aprirebbe un capitolo troppo vasto ed è meglio sorvolare.


Questo week end, caratterizzato da un clima splendido grazie al quale stanotte si è dormito col piumone (sic!), è stato un week end di abbandoni. Le immagini dell'addio al calcio del mio immenso capitano Maldini e del contemporaneo abbandono di Carletto Ancelotti sono state una pugnalata, per me. Qualcosa che, al momento, mi fa solo desiderare di non aver più nulla a che fare col calcio e le sue 'leggi' per un po'. Momenti come questi richiedono riti di addio e un po' di coccole. E così, dopo le partite, con cura religiosa ho ripiegato sciarpe, bandiere, magliette e gagliardetti vari e ne ho fatta una scatola da riporre con cura.


Tutto era previsto, però, e ci siamo preparati un fine settimana all'insegna del 'calduccio 'con molti film, una bella passeggiata col vento freddo che venivano i brividi e qualche coccola in cucina. In questo siamo rimasti davvero degli adolescenti. Niente orari, niente pranzi o cene nel senso stretto della parola, ma tanti golosi spuntini dolci e salati, innaffiati in questo caso da un ottimo Negroamaro.



Sabato sera, a grande richiesta, ho rifatto la focaccia pugliese. E ho così scoperto un altro grande pregio di questa focaccia buonissima: è a prova di errore. Cause di forza maggiore, infatti, mi hanno costretta a seguire poco e male impasto e lievitazione. Ne è risultata una focaccia molto alta, molto più dell'altra volta, più morbida ma altrettanto buona.



Per la domenica l'idea era quella di una colazione lunga e ricca, soprattutto di dolci. Muffin e tartelette sono state le scelte. Successivo antipasto con l'avanzo di focaccia e semplici stuzzichini di wurstel in pasta sfoglia. Tutte, o quasi, ricette da scrivere. E poi le lacrime, ma questa è altra storia.



La parentesi di Fantozzi in cucina: ci sono delle volte che, a dispetto della tanta voglia di cucinare, l'operazione è costellata di incidenti piuttosto ridicoli e fastidiosi. Riuscire a riderci sopra è l'unica salvezza. Domenica era uno di questi giorni con incidenti di vario genere come il pacco di farina rotto, che appena preso in mano si produce in un incredibile sbuffo che ci imbianca tutti, o il bicchierino di burro fuso messo in frigorifero ,che all'apertura dello sportello si rovescia su pavimento, gambe, ciabatte e testolina di un cane sempre tra i piedi.



Frost/Nixon, come speravo, non è stato per nulla una delusione. Ron Howard è davvero un regista interessante e il suo film, notevolmente difficile sulla carta, è un affresco umano, storico, politico e giornalistico che merita davvero. Ben tratteggiato è l'aspetto del rapporto - forse meglio dire della sfida - tra il giornalista, inizialmente sottovalutato dallo staff di Nixon, e l'ormai ex presidente cui Howard dedica molto spazio con un finale che, scevro da facile pietismo, regala una immagine dolce di questo sconfitto dalla storia. L'altro film visto che merita una segnalazione è 'La banda Baader Meinhof', di Uli Edel. La cosa che mi ha colpito del film, ben fatto e ricco di varie documentazioni dell'epoca, è l'aspetto triste di cui è permeato, che coinvolge tutti, terroristi e vittime, e che culmina nell'ultima mezz'ora - il film è molto lungo - con un senso di solitudine e di disperazione che non può lasciare indifferenti. Pare ovvio, ma non lo è. E vedendo il film si capisce bene anche il perché.



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